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(Sorry, this page has not been translated by the translator you selected.) Al monaco Djishin fu assegnato il compito di creare una pagina Web per interrogare l’inventario della tabella di sacchi di riso. Contemplando accigliato la giornata di triste lavoro che lo aspettava, il monaco ebbe un’improvvisa ispirazione: Devo produrre un oggetto del livello di presentazione che memorizzi i parametri del modulo di ricerca, pensò, e un oggetto del layer di servizio per rappresentare ogni riga restituita dall ricerca. Eppure entrambi avrebbero gli stessi attributi dell’oggetto SaccoDiRiso che usiamo attualmente per creare nuove righe nella tabella. Non posso semplicemente riutilizzare il layer del database per questi altri due scopi? Con crescente eccitazione, pensò: Se un oggetto del database fosse appositamente annotato, potrei sviluppare un framework che acquisirebbe l’input del modulo, lo validerebbe, lo convertirebbe in SQL, interrogherebbe la tabella e presenterebbe i risultati della ricerca all’utente in formato tabulare... il tutto con il minimo sforzo possibile da parte dell’utilizzatore del framework! Il monaco passò quindi i giorni successivi sviluppando felicemente il framework, con la pagina di ricerca SaccoDiRiso come prima applicazione. Alla fine della settimana Djishin mostrò orgogliosamente i frutti del proprio lavoro al maestro Banzen. Il maestro studiò il nuovo framework, annuì e ordinò a Djishin di convertire sette pagine di ricerca esistenti nell’applicazione per usarlo, iniziando con la pagina Guerriero. Dopo che il monaco corse a obbedire, una suora che era vicina si avvicinò a Banzen. “Maestro,” chiese la suora, “L’oggetto Guerriero ha un singolo valore per lo Stato. Se la query dell’utente è rappresentata da un singolo Guerriero, come potremo cercare Guerrieri il cui stato è Scomparso, Pensionato o Deceduto?” “Non potremo,” disse Banzen. “E ancora,” continuò la suora, “L’oggetto Guerriero contiene solo informazioni memorizzate nella tabella Guerriero. Come potremo cercare Guerrieri per i tipi di Armi che usano, o per i Reggimenti in cui hanno servito, dato che dovremmo unire tabelle figlie?” “Non potremo,” disse Banzen. Il maestro prese una piccola pepita nera dal barattolo che teneva sulla propria scrivania, dandola alla monaca perplessa. “C’era una volta un monaco che si stancò del riso. Un giorno scoprì l’arte di preparare kuro sato, caramelle di zucchero nero. Per anni ne sgranocchiò un pezzo dopo l’altro durante il giorno, diventando gradualmente flaccido e pallido e sdentato. Quale fu l’errore del suo maestro?” “Non proibirgli le caramelle,” disse la monaca. Banzen scosse la testa e spinse il pesante barattolo lungo la scrivania. “Finiscilo entro domani sera,” ordinò Banzen. “Allora capirai la correzione di Djishin.” Tradotto da Alessandro Desantis. Un estratto da The Codeless Code, di Qi (qi@thecodelesscode.com). Distribuito sotto l' Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported License. |