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Caso 109

I nodi che legano

Il monaco Djishin si avvicinò al maestro Banzen, preoccupato.

“Il framework di ricerca che ho scritto non è attualmente in grado di gestire i compiti che mi avete assegnato,” disse il monaco. “Ma credo ancora che abbia grandi virtù. Mi permetterete di svilupparlo ulteriormente in modo che questi ostacoli vengano superati?”

“Qual è la grande virtù del tuo framework?” chiese Banzen con aria assente mentre guardava fuori dalla finestra.

Il monaco rispose, “Se l’Oggetto Valore di una tabella del database è annotato appropriatamente, un intero modulo di ricerca per quella tabella può essere creato con poco o nessun codice!”

“È risaputo che la scrittura del codice sia un fardello per il Tempio,” disse Banzen, mentre i suoi occhi seguivano un fringuello dalla testa nera saettare avanti e indietro. “Se non fossimo così occupati a scrivere codice, avremmo molto più tempo... per scrivere codice.”

“Il codice che elimerei sarebbe solo quello noioso,” disse Djishin. “Pensate a quel fringuello: come potrebbe volare in alto se non dovesse cacciare insetti nel fango!”

Il maestro si girò verso il monaco.

“Il tuo framework è adatto solo per problemi semplici. Fallisce davanti alla minore delle complessità—una che sarebbe facilmente superata da un’implementazione tradizionale. Come rimedierai a questo?”

“Dando al framework numerose opzioni di configurazione e possibilità di personalizzazione,” disse il monaco.

“Vai allora,” disse Banzen bruscamente, congedando il monaco con un movimento della mano.

Dopo che il monaco se ne fu andato, Banzen convocò la suora Satou. Ella si avvicinò nervosamente alla scrivania del maestro, tenendosi ben lontana dal barattolo sopra di essa.

“Quando quel monaco torna al suo cubicolo,” disse Banzen, “incatena i suoi piedi alla scrivania e lascialo lì per un giorno. Se domani si lamenta, liberagli i piedi e incatena invece le sue mani, dicendogli che ora può correre quanto vuole.”