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Caso 119

Sushi

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Il maestro Banzen aveva invitato la sua compagna, la maestra Suku, al suo domicilio per il pranzo. Sulla tavola stavano due grandi pile di ciotole, ciascuna alta diversi piedi.

Banzen prese la ciotola più alta della pila. Era vuota, tranne per tre chicchi di riso. Raccolse abilmente ciascun chicco con le bacchette e li mangiò.

Suku prese la ciotola più alta della sua pila. In essa c’era un singolo seme di sesamo tostato. Con grande difficoltà lo prese tra le punte delle bacchette.

Banzen prese un’altra ciotola. Sul fondo stava un boccone di carne arancione. “Recentemente,” disse, “hai suggerito a un certo monaco che è saggio strutturare anche l’applicazione più piccola.”

Anche Suku prese un’altra ciotola, scoprendo il più piccolo frammento di cocomero. “Trovo che con la strutturazione si abbia chiarezza ed estensibilità.”

“Sarai felice di sapere che egli sta ubbidendo al tuo consiglio con gran premura,” disse Banzen. “Ora divide un’applicazione da un centinaio di linee di codice in molte classi.”

“Ah,” disse Suku, prendendo la prossima ciotola. Conteneva due chicchi di riso. “Credi che l’abbia consigliato malamente.”

“Imprudentemente, forse,” disse Banzen, faticando per raccogliere delle macchioline di tobiko. “Ogni virtù, portata all’estremo, diventa un vizio. Comunque, com’è il tuo sushi?”

“È questo che stiamo mangiando?” chiese Suku, guardando l’alta pila di ciotole che ancora rimanevano.

“Non ne sono del tutto certo,” disse Banzen, studiando un nastro di nori alla fine delle bacchette. “Suppongo che dobbiamo affrontare tutte le portate prima di essere sicuri.”

Topics...  rethinking, structure