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Il Clan delle Ossa di Ferro era incaricato della manutenzione dei server. Questo era il loro scopo, e questo il loro orgoglio. Un monaco di quel clan stava eseguendo un test di sicurezza quando notò diversi servizi non essenziali abilitati. Fece rapporto sulle sue scoperte all’abate. “Dovremmo spegnere il servizio echo sulla porta sette” disse il monaco. “È un rimasuglio di tempi dimenticati, e non ha alcuno scopo utile ora. Tutto ciò che fa è vomitare indietro qualunque cosa gli si dia in pasto, come aiuto per testare la latenza e la connettività di rete.” Con grande sorpresa del monaco, l’abate lo bandì immediatamente per un anno, rinchiudendolo in un eremo tra le montagne. Nessuna motivazione venne fornita. Il viaggio prese molte settimane. La strada si diramava verso l’alto e infine scompariva in mezzo a cumuli di neve. L’aria era sempre più rarefatta. Nelle ultime miglia le montagne divennero terribilmente ripide: il sentiero quasi invisibile costeggiava un immenso burrone di cui non si vedeva la fine. Quando cadde la notte il monaco quasi perse la vita tenendosi troppo vicino al bordo. Infine raggiunse un rifugio arrampicato su una cima rocciosa. Il rifugio era freddo e spoglio tranne per un letto, una ciotola e un’antica postazione di lavoro con un terminale VT220. Un giorno il monaco stava meditando quando il terminale emise un bip. Sullo schermo lesse: Connessione ricevuta. Payload: Diecimila saluti al nostro lontano cugino! Risposta? Il monaco, eccitato, rispose con un turbine di domande, ma ogni suo input era rifiutato dal terminale. In un attimo il monaco fu illuminato, e rispose: Diecimila saluti al nostro lontano cugino! Dopo questo il terminale si accendeva per non più di una volta ogni qualche giorno. A volte il messaggio era un semplice ciao. A volte era un piccolo poema sui capricci di una rapida volpe bruna1. Spesso era solo una stringa di spazzatura. Ma il monaco rispondeva sempre prontamente e fedelmente. In questo modo il monaco passò un anno. Quando tornò al tempio continuò in questa maniera: parlando solo quando gli si rivolgeva la parola e restituendo le parole esattamente com’erano date. E nonostante questo gli costò il disprezzo dei suoi fratelli, tutti dovevano ammettere che non spettegolava mai, non mentiva mai per guadagno personale, e non insultava mai qualcuno che non lo avesse ferito per primo. Il commento di QiLa penitenza del monaco fu fin troppo lieve; è stato fortunato. Se si fosse invece lamentato del servizio discard2 sulla porta nove, avrebbe imparato a tenere a freno la lingua. Il poema di QiLa torre si erge orgogliosa, Tradotto da Alessandro Desantis. There is also a different translation by Marco Pastori — Rome, Italy. Un estratto da The Codeless Code, di Qi (qi@thecodelesscode.com). Distribuito sotto l' Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported License. |