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Caso 5

Void

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In una fredda giornata autunnale il maestro Java si svegliò inquieto. Si incamminò da solo per schiarirsi la mente.

Presto il maestro si trovò ai cancelli del Tempio delle Tre Pietre, dove l’arte dell’ANSI C era ancora praticata. Un fratello erudito stava di guardia.

“Qual è la natura del void?” chiese il maestro.

“Non ha natura,” rispose il fratello. “È il bastone raccolto dal cane che non raccoglie bastoni. È ciò a cui punta la mano che non punta a nulla. È la perfetta assenza di valore.”

Il maestro pensò: “Il Tempio delle Tre Pietre non ha bisogno di una guardia. Non può esserci nulla di valore all’interno.”

Dopodiché giunse al Tempio del Ferreo Cielo Bianco, un luogo di teorici dove solo l’ML era permesso. Nel giardino rinsecchito una suora scriveva espressioni lambda nella sabbia.

“Qual è la natura del void?” chiese il maestro.

“Ha il colore dell’aria, e il peso della nebbia del mattino,” rispose la sorella. “Quando colpito emette il suono di una luna nuova che si nasconde dietro una nuvola. Ogni ciotola vuota ne contiene quanti ne vuoi.”

Il maestro pensò: “La sorella non ha detto nulla che fosse falso, ma anche nulla che fosse vero.”

Ancora più giù lungo la strada il maestro giunse a un grande feudo, dove un’anziana donna potava le siepi.

“Qual è la natura del void?” chiese il maestro.

L’anziana donna si inchinò e continuò la sua potatura.

Il maestro pensò: “Ecco la saggezza più pura, a meno che non ce ne sia solo l’assenza.”

Infine il maestro giunse a un cimitero abbandonato.

“Qual è la natura del void?” chiese il maestro.

Dal cortile vuoto non giunse alcuna risposta.

Il maestro Java fu soddisfatto.

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