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Caso 27

Koan Zero

Il vecchio scriba Qi teneva i kōan del Tempio in un libro massiccio, noto a noi come Il codice senza codice. Nelle sue pagine stava tutta la saggezza del Tempio. Mantenerlo era il lavoro più singolare e sacro dello scriba.

Un giorno gli venne chiesto da un novizio perché i kōan fossero numerati partendo col numero uno.

“Lo zero non sarebbe stato forse più appropriato per la nostra professione?” chiese il novizio.

Un’espressione di orrore si fece strada sulla faccia del vecchio. Con dita tremanti sfogliò pagina dopo pagina dei racconti del Tempio. Ogni kōan, dal primo all’ultimo, aveva il numero sbagliato. E dato che tutti i documenti, i database e i siti web interni del Tempio si riferivano ai kōan solo tramite il numero, il danno era irriparabile.

Lo scriba era desolato. Per sette giorni stette rannicchiato in un angolo del suo ufficio, fissando il suo pennello rinsecchito come se fosse un cobra pronto ad attaccare.

Il silenzio si sparse nel Tempio come una malattia. Poiché nessun nuovo kōan veniva scritto, non c’era argomento di discussione alle riunioni mattutine e gli studenti non avevano nulla su cui meditare nel pomeriggio. Infine, la vecchia Jinyu—la venerabila Badessa di Tutti i Clan e gli Interessi—fu implorata di risolvere la faccenda.

La badessa usò il suo bastone per bussare alla porta dello scriba con decisione, destando l’uomo dalla sua miseria.

“Giovane uomo,” disse ella (poiché il vecchio scriba le era di molti anni più giovane) “non è forse vero che ogni kōan è prodotto meditando sulla saggezza che il Tempio ha acquisito da quando l’ultimo kōan è stato scritto?”

“È vero” disse lo scriba, inchinandosi profondamente.

“Allora la tua strada è chiara: torna al Kōan Numero Uno, sottrai la saggezza che insegna e il Kōan Numero Zero ti sarà rivelato. E allo stesso modo il Kōan Meno Uno, e Meno Due, e così via fino all’inizio del tempo stesso.”

Così il lavoro dello scriba fu raddoppiato, ma la sua miseria sottratta da se stessa.

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